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il passato. passato. tanto passato.

Tutto nasce da un tempo nel quale le workstation erano quasi sconsideratamente costose, ed il workflow partiva da riprese eseguite in pellicola.

La pellicola portava ad un processo lavorativo inevitabile, che rendeva necessaria una netta separazione tra la prima parte della realizzazione di un audiovisivo, l’offline, ed una seconda parte, l’online. Una volta completate le riprese e trasferite le immagini su supporti elettronici (digitali od analogici che fossero) il tempo di acquisizione del materiale era nella stragrande maggioranza dei casi 1:1. Ossia, per un’ora di ripresa serviva minimo un’ora di carico materiale sulle workstation, sia offline che online. Questo relativamente al picco evolutivo del workflow partente dalla pellicola, attorno all’inizio di questo secolo.

In ogni caso, dopo il carico del materiale per il montaggio offline era necessario separare e nominare le scene, che arrivavano separate solo visivamente da un ciak. Quando presente una presa diretta era necessaria una sincronizzazione audio, in quanto l’accoppiamento audio-video non era effettuato direttamente sulla pellicola.

Questo portava via molto tempo.

Si eseguivano delle scelte non necessariamente definitive su materiali in bassa qualità, con definizione di massima dei messaggi che volevano essere resi dal filmato, in quanto il materiale di base doveva essere caricato su sistemi che permettessero di mantenere una grande quantità di girato in una piccola quantità di spazio di archiviazione.

Il metodo più comune per sfruttare il limitato spazio a disposizione era la compressione estrema delle immagini, cosa che ovviamente non permetteva l’utilizzo dello stesso materiale per la finalizzazione in alta qualità del filmato.

Questo era il processo chiamato offline.

 

Questo spazio di archiviazione, ed il tempo necessario a caricare il materiale, venivano spesso raddoppiati, se non triplicati, in quanto quello che era stato caricato e definito per l’offline non era mai utilizzabile per l’online, sia per qualità intrinseca del file che per le modifiche intervenute. Ogni scena da lavorare dopo la decisione definitiva di quali scene usare doveva essere caricata nuovamente, in alta qualità, nelle workstation di volta in volta necessarie a finalizzare il lavoro: dal telecinema alle macchine di compositing. 

La ricomposizione in alta qualità delle decisioni prese in offline era chiamata conforming, che sommata alla realizzazione definitiva dei compositing e dei super da mettere su scena prendeva il nome di online.

Ognuno di questi passaggi era praticamente inevitabile, e comportava quasi sempre il fermo macchina per il tempo necessario al carico ed allo scarico del girato e dei filmati finiti, oltre ai tempi delle concrete lavorazioni creative e di esecuzione, ed infine ai render.

Il costo delle lavorazioni era quindi necessariamente suddiviso in valori orari. Il motivo è conosciuto a chi questo lavoro lo fa da almeno 10 anni: l’esigenza di ammortizzare gli enormi costi delle strutture (dalle workstations ai cablaggi fino ad arrivare alle apparecchiature di controllo e di registrazione) portava ad una organizzazione adatta a suddividere al massimo i costi.

Inevitabilmente, se una sala aveva un costo orario di €1000, si rendeva necessaria una quantificazione del lavoro molto precisa, per evitare l’esposizione di costi eccedenti la reale quantità di lavoro eseguito.

 

Questo portava ad un circolo virtuoso anche nella preparazione del lavoro da parte di cliente, agenzia e CDP: il costo elevato dei processi realizzativi era spesso uno sprone ad una migliore definizione delle esigenze da parte del cliente, una migliore creatività e precisione nella esposizione delle idee, ed una migliore realizzazione delle riprese.

Da parte delle post, di conseguenza, si aveva una maggiore professionalità dei tecnici e degli artisti, che erano i diretti responsabili della migliore e più rapida esecuzione possibile dei lavori: un errore di due ore nella realizzazione di un lavoro poteva avere un costo oggi comparabile a diversi  giorni di lavorazione. 

Quindi ogni preventivo era realizzato analizzando lavori molto meglio definiti, con idee spesso molto più chiare sulle necessità, con riprese eseguite con più criterio (organizzazione dei bollettini di edizione e ciak in camera, stop tra una scena e l’altra), ed organizzando in modo molto più capillare le lavorazioni, esponendo poi il numero di ore strettamente necessarie a realizzare il lavoro.

GARLIC QUESTE COSE LE HA FATTE, QUINDI SA COME USARE AL MEGLIO LA TECNOLOGIA MODERNA.

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