Il costo delle lavorazioni era quindi necessariamente suddiviso in valori orari. Il motivo è conosciuto a chi questo lavoro lo fa da almeno 10 anni: l’esigenza di ammortizzare gli enormi costi delle strutture (dalle workstations ai cablaggi fino ad arrivare alle apparecchiature di controllo e di registrazione) portava ad una organizzazione adatta a suddividere al massimo i costi.
Inevitabilmente, se una sala aveva un costo orario di €1000, si rendeva necessaria una quantificazione del lavoro molto precisa, per evitare l’esposizione di costi eccedenti la reale quantità di lavoro eseguito.
Questo portava ad un circolo virtuoso anche nella preparazione del lavoro da parte di cliente, agenzia e CDP: il costo elevato dei processi realizzativi era spesso uno sprone ad una migliore definizione delle esigenze da parte del cliente, una migliore creatività e precisione nella esposizione delle idee, ed una migliore realizzazione delle riprese.
Da parte delle post, di conseguenza, si aveva una maggiore professionalità dei tecnici e degli artisti, che erano i diretti responsabili della migliore e più rapida esecuzione possibile dei lavori: un errore di due ore nella realizzazione di un lavoro poteva avere un costo oggi comparabile a diversi giorni di lavorazione.
Quindi ogni preventivo era realizzato analizzando lavori molto meglio definiti, con idee spesso molto più chiare sulle necessità, con riprese eseguite con più criterio (organizzazione dei bollettini di edizione e ciak in camera, stop tra una scena e l’altra), ed organizzando in modo molto più capillare le lavorazioni, esponendo poi il numero di ore strettamente necessarie a realizzare il lavoro.